PERSEFONE
Loggia d’Olimpo sigillata,
riflessa nell’acqua Lampetina.
Nettare grecale a Kore Indivinata.
Rosa ventosa, di ponente fiata,
carezza di Zefiro, Odissèo narra.
In tal loco, cotanto sii addulcinata.
Soave occhio alle Ciclopi terre
Al rifugio dell’adusto forgiaro
Al natante, irto sui cirri.
Elìa e Muzzari sorgono nel golfo,
ammielati figli del dritto Reventino.
Nel mezzo v’è Caronte fiatatore dello zolfo.
Qua, le pie votàte,
magnificato t’hanno, genuflesse orando,
grate, per l’eternarsi l’inverno con l’estàte.
Guardiana pietra d’Ipponio il monte.
Delubro maniero di Persefone membranza
Devota deferenza a te che racconti.
Ceppo pregiato di lignaggio Divinata.
Fecondo rombo per mamma terra
Cretura nobile, madre incarnata.
Attiguo all’acqua Trisceliana di Pergusa,
galeotto abbraccio del Duce tenebroso.
Regina dell’incorpore t’ascrisse la musa.
Maliarda mela, rossa arrubinata.
Porta chiusa al sole accalorante.
sposa Perenne a Plutone destinata.
Sventura, perdita grande.
Lutto in terra, messi scarne,
Al capezzale d’essa, la morte comandi.
All’astro lucente, bussasi cercando.
mesto riposo su l’agelasta pietra.
Il Padre levò il dito intimò comando.
Sei semi, tanti i mesi all’anno,
ritorno alla materia in pari tempo.
S’apre a Hermes l’uscio dell’Averno.
Stigi storto in meta porta.
Innanzi, secondino d’ altro regno,
immondo mastino per chi non era morta.
Felina bestia a tre teste orripilante,
Feroce dell’etere aguzzino.
Incubo peloso asserpentato sibilante.
Psicopompo, corriere suggellato
Librato s’ebbe nell’oscuro mondo.
Eleusino fasto, mistero designato.
Ancor meno di un lustro a metà, la metà della metà,
per arrivare in mezzo all’ anno
cacciati vanno due mesi e due giorni e mezzo.
Primaverile melissa, aere poi dell’ inverno,
segno perpetuo del succeder la stagione.
Onori a Persefone salitrice dall’Averno.
Ma, e… se non fosse stato?
Non è meglio ora grazie all’inganno?
Fantasioso mito o storia e fato?
lunedì 26 gennaio 2009
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